MAL DI SCHIENA Step-by-Step - La Chirurgia - parte 2°
Anche l’erniettomia trans-foraminale viene utilizzata per curare l’ernia del disco lombare. Questa tecnica operatoria utilizza una sonda, l’endoscopio, che viene inserita nel corpo attraverso una piccolissima incisione. Con il supporto di videocamere ad alta risoluzione e strumenti ad hoc viene rimossa l’ernia.
L’operazione si effettua in anestesia locale, ha una durata media di 60 minuti e prevede un regime di day hospital nella maggior parte dei casi. Considerando che non sono previsti tagli e conseguenti punti, si può riprendere la vita normale dopo un paio di giorni.
I limiti di questa procedura sono la possibilità di realizzarla in un numero molto limitato di casi, la notevole difficoltà tecnica e la lunga curva di apprendimento del chirurgo e l’utilizzo di radiazioni ionizzanti. Per queste ragioni è usata molto poco, non offrendo reali vantaggi.
DOVE SI SCATENA IL DOLORE
L’ernia del disco lombare si verifica 15 volte più spesso rispetto a quella cervicale.
Come nel caso di ernia del disco lombare, anche quella del disco cervicale provoca forti dolori, che si irradiano fino alle braccia e alle mani, che spesso danno la sensazione di essere addormentare e presentato formicolii. Rispetto al passato, gli interventi di asportazione dell’ernia cervicale sono molto più sicuri e veloci.
Prima di scoprire quali sono i trattamenti principali, bisogna specificare che la chirurgia dell’ernia del disco cervicale prevede due diversi approcci: anteriore e posteriore. Il primo è quello più utilizzato, perché permette di arrivare in maniera più diretta alla zona da trattare, mentre il secondo viene scelto quando sono presenti anche altre malattie, come per esempio stenosi. Fatta questa distinzione, ecco i principali trattamenti chirurgici dell’ernia discale.
Una delle tecniche più utilizzate è la discectomia cervicale anteriore e fusione. Si pratica una piccola incisione sulla zona anteriore del collo per poi seguire una via anatomica fino al piano anteriore della colonna vertebrale: da qui si procede all’asportazione del disco e dell’ernia.
A questo punto si riempie lo spazio rimasto vuoto con una gabbia, che può essere di titanio, carbonio o polimeri plastici, dentro cui si inseriscono materiali che favoriscono la fusione fra le ossa.
L’operazione ha una durata di circa un’ora e prevede l’anestesia totale. Prima di essere dimessa, di solito un paio di giorni dopo, la persona viene dotata di un collare cervicale da indossare per un mese. Dopo questo periodo è previsto un primo controllo radiografico.
L’approccio posteriore p un’operazione che viene eseguita molto raramente. Serve per ottenere una decompressione delle radici nervose e consiste nel rimuovere una piccola quantità di osso in eccesso a livello dei forami di uscita dei nervi.
In caso di frattura delle vertebre
Se il dolore alla schiena è dovuto alla frattura di una o più vertebre, prima di agire è fondamentale capire l’’entità del danno e la causa che l’ha originato; in seguito, si accerta se ci sono lesioni dei nervi e l’età della persona soggetta a frattura (molto spesso, infatti, può essere un problema di osteoporosi). La cura può essere o conservativa, cioè ricorrendo a riposo e utilizzo di busti o corsetti più o meno rigidi, o chirurgica.
Nel caso di una frattura osteoporotica, entro il promo mese, si può ricorrere a due procedure note come vertebroplastica e cifoplastica. Sono entrambe tecniche mininvasive, eseguite in anestesia locale e prevedono entro le 24 ore di rimettere in piedi la persona operata.
La Vertebroplastica
La vertebroplastica consiste nell’iniettare uno speciale “cemento” biocompatibile e acrilico all’interno delle vertebre che sono soggette a frattura. L’operazione viene effettuata sotto guida radiologica continua, al fine di raggiungere perfettamente il punto preciso all’interno della vertebra dove iniettare il cemento.
Una volta inserito, il cemento solidifica immediatamente allo scopo di rendere rigida la frattura. Il trattamento, che si effettua in anestesia locale, ha una durata di mezz’ora. Questa procedura è efficace solo se effettuata entro il primo mese dall’evento acuto e serve non tanto a stabilizzare la colonna quanto a risolvere la fase acuto del dolore.
La cifoplastica, invece, prevede, oltre alla tecnica precedente, l’utilizzo di un micropalloncino che, una volta inserito all’interno del corpo vertebrale e poi gonfiato, dovrebbe risollevare il frammento fratturato. Come è ragionevole pensare, questa procedura ha indicazioni più ristrette.